BANDO PER LA SELEZIONE DI GIOVANI RICERCATORI PER STUDI SU MERCATO DEL LAVORO E CONTRATTAZIONE COLLETTIVA.

Il CNEL ha indetto una selezione rivolta a giovani ricercatori e studiosi che, in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, siano interessati a svolgere studi e ricerche, anche di natura campionaria, interdisciplinare e comparata, sui seguenti temi:

 

  • dinamiche retributive, contratti e condizioni di lavoro;
  • dinamiche del mercato del lavoro e sue trasformazioni;
  • politiche attive del mercato del lavoro e politiche di inclusione dei gruppi svantaggiati;
  • fabbisogni professionali e produttività del lavoro;
  • mercato del tempo di lavoro e mercato delle professionalità;
  • contratti collettivi e contrattazione nazionale;
  • incentivi economici e normativi all’occupazione;
  • salute e sicurezza sul lavoro;
  • lavoro autonomo professionale, accesso alla professione ed equo compenso;
  • intelligenza artificiale, nuove tecnologie e impatto su mercato e rapporti di lavoro;
  • integrazione tra scuola, università e lavoro;
  • welfare contrattuale e bilateralità.

 

Gli studiosi svolgeranno le loro attività di ricerca con il coordinamento scientifico del Presidente della Commissione dell’Informazione, il Prof. Michele Tiraboschi, avendo accesso alla biblioteca del CNEL e all’archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro. Inoltre, l’esito dei progetti di ricerca potrà confluire, su valutazione degli organi del CNEL, nelle pubblicazioni e nei rapporti istituzionali del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.

 

Le candidature, che devono includere il curriculum vitae e un abstract di presentazione del progetto di ricerca, dovranno essere trasmesse all’indirizzo e-mail protocollo@postacert.cnel.it.

 

Tutte le informazioni circa scadenze e criteri di selezione sono indicate nel documento di determina ‘Selezione per studi e ricerche su mercato del lavoro e contrattazione collettiva’ disponibile al seguente link: https://www.cnel.it/Documenti/Altri-Documenti.

Convegno: SALARIO MINIMO E REDDITO DI CITTADINANZA

Convegno organizzato a Napoli da UCI (Unione Coltivatori Italiani) e dal Coordinatore Regionale Vincenzo Criscuoli

Le tematiche di alto impatto sociale oggetto dell’incontro sono state approfondite con attente riflessioni da parte dei Relatori: in particolare il Prof. Pasquale Tridico Ex Presidente dell’INPS, il Presidente Nazionale UCI, Mario Serpillo, l’On. Sergio Costa, il Segretario Nazionale FLAI Andrea Orlando e molti altri autorevoli rappresentanti delle Istituzioni.

L’Avv. Fabio Petracci, Vice Presidente di CIU Unionquadri, in quanto Confederazione presente al CNEL, ha rappresentato le conclusioni del documento elaborato dal CNEL per la Presidenza del Consiglio.

Riguardo la posizione di CIU Unionquadri, Sindacato dei Quadri, Ricercatori ed Elevate Professionalità, si ritiene che per le caratteristiche delle categorie rappresentate, un salario minimo legale potrebbe essere un fattore negativo di livellamento delle dinamiche salariali verso il basso.

 

Predisporre uno “stress test” sull’innovazione da applicare ad ogni normativa.

PROF. MAURIZIO MENSI – CONSIGLIERE AL CESE (Bruxelles) DI CIU UNIONQUADRI (CONFEDERAZIONE PRESENTE AL CNEL).

Si tratterebbe di uno strumento atto a valutarne il potenziale impatto sull’innovazione e ridurre al minimo gli effetti negativi.

A tal fine, su richiesta della futura presidenza belga del Consiglio, è stato insediato da qualche giorno al CESE un gruppo di studio, presieduto dal Prof. Mensi, con l’obiettivo di elaborare tale “toolbox”, manuale operativo di cui la Commissione europea possa servirsi per integrare la valutazione di impatto su ogni nuova legislazione con una verifica di sostenibilità anche dal punto di vista di innovazione e competitività.

Tale strumento potrebbe essere poi essere utilizzato anche dagli Stati membri, a livello centrale, locale e regionale per consentire una verifica preliminare di ogni normativa in fieri, affinché sia non solo giuridicamente accurata ma anche “innovation frendly”. 

Innovazione e ricerca motori dello sviluppo. Marche e Abruzzo fra le migliori regioni UE.

Marche e Abruzzo sono le regioni italiane con il maggiore tasso di sviluppo in termini di innovazione nel periodo 2016-2023. L’importanza delle regioni e degli enti locali emerge dal “Regional Innovation Scoreboard 2023” illustrato dalla Commissione europea il 28 settembre 2023 a Bruxelles, in occasione del seminario organizzato dal Comitato europeo delle Regioni sull’attuazione della “nuova agenda europea per l’innovazione”.

Si tratta della comunicazione adottata dalla Commissione europea il 5 luglio 2022, di cui è stato relatore CESE il Prof. Maurizio Mensi (membro in rappresentanza di CIU-Unionquadri), con il parere INT/996 del 14 dicembre 2022.

L’evento è stato organizzato nell’ambito della piattaforma KEP 2.0 (Knowledge Exchange Platform), forum per il dialogo con le regioni e le città europee su questioni relative alla ricerca e all’innovazione.

La stretta correlazione tra performance economica e innovazione è ben nota. Ricerca e innovazione servono a migliorare competitività ed efficienza del sistema economico, oltre a svolgere un ruolo cruciale per la transizione verde e digitale.

Nel seminario politici ed esperti si sono confrontati sulle varie iniziative ed esperienze in tema di politiche pubbliche relative all’attuazione della nuova agenda europea per l’innovazione, che ha delineato la strategia per rafforzare la leadership dell’Europa nell’innovazione high-tech e consentirle di affrontare le sfide sociali più urgenti e delicate.

Rilevante è in particolare una delle cinque iniziative faro previste, dedicata alla RIV (Regional Innovation Valleys), volta a coinvolgere 100 regioni e città che si impegnano a coordinare investimenti e politiche in ricerca e innovazione, così da creare una comunità di enti interconnessi per cooperare in base alle specifiche strategie ed esigenze.

Nel suo intervento Mensi, che è stato da poco designato dal CESE come Osservatore in seno all’FRAG (Innovation Friendly Regulations Advisory Group), gruppo tecnico consultivo della Commissione europea, ha evidenziato il ruolo dell’ecosistema dell’innovazione ai fini dell’autonomia strategica e dell’indipendenza tecnologica UE, soffermandosi in particolare sull’ecosistema dell’innovazione dell’Italia, che in base agli indicatori UE fa parte dei paesi “moderatamente innovatori”, sottolineando il ruolo rilevante delle regioni.

L’Italia ha un panorama diversificato di ecosistemi dell’innovazione, con varie città e regioni che ospitano cluster e hub che sostengono la creazione e lo sviluppo di nuove imprese,

Se la classifica di quelle più innovative vede in testa Emilia Romagna, Trentino e Friuli, si segnalano anche Umbria, Veneto, Lazio e Lombardia, con una posizione di rilievo per Marche e Abruzzo, che si collocano fra le 5 regioni europee con il maggiore tasso di crescita fra il 2016 e il 2023.

Per migliorare l’ecosistema dell’innovazione, Mensi ha evidenziato l’importanza di far leva sui punti di forza del Paese, quali il ricco patrimonio culturale e storico di cui dispone, la solida base industriale, la posizione geografica strategica nel Mediterraneo, un sistema di startup in crescita, la presenza di istituti di istruzione e ricerca di alta qualità.

Fra tutto emerge altresì il ruolo decisivo, per il sostegno ai progetti di R&S, di una regolazione adeguata, oltre a formazione e cultura di base, elementi indispensabili per creare un terreno fertile per ricerca e innovazione. La stessa nuova agenda europea” sottolinea la rilevanza di tali aspetti.

Ma la strada – come ricorda l’OCSE nei suoi rapporti periodici sulla qualità della regolamentazione – non è quella di intervenire automaticamente con nuove regole, perché ogni norma comporta un costo, sia per chi la elabora e per chi deve applicarla. Per questo raccomanda grande cautela. Ciò che serve è aggiornare il quadro normativo esistente, da ridurre al minimo e aggiornare costantemente.

Come rileva la Dott.ssa Gabriella Ancora, Presidente di CIU-Unionquadri, Confederazione presente al CNEL e al CESE, “occorre semplificare e accelerare le procedure amministrative relative ai progetti di ricerca e sviluppo, migliorare l’accesso ai finanziamenti attraverso meccanismi quali sovvenzioni, prestiti e investimenti in capitale di rischio, creare uno sportello unico per le start-up che possa indirizzare le aziende e avviarle verso i finanziamenti disponibili. È poi fondamentale ovviare alla disponibilità limitata di talenti qualificati e alla carenza di professionisti esperti puntando sulla formazione e sulle competenze. Tutto ciò a beneficio di imprese e qualità del lavoro”.

Essenziale al riguardo predisporre uno “stress test” sull’innovazione da applicare ad ogni nuova normativa. Si tratterebbe di uno strumento atto a valutarne il potenziale impatto sull’innovazione e ridurre al minimo gli effetti negativi. A tal fine, su richiesta della futura presidenza belga del Consiglio, è stato insediato da qualche giorno al CESE un gruppo di studio, presieduto dal Prof. Mensi, con l’obiettivo di elaborare tale “toolbox”, manuale operativo di cui la Commissione europea possa servirsi per integrare la valutazione di impatto su ogni nuova legislazione con una verifica di sostenibilità anche dal punto di vista di innovazione e competitività.

Tale strumento potrebbe essere poi essere utilizzato anche dagli Stati membri, a livello centrale, locale e regionale per consentire una verifica preliminare di ogni normativa in fieri, affinché sia non solo giuridicamente accurata ma anche “innovation frendly”. 

Crisi stabilimento Wärtsilä Italia a Trieste – Ciu Unionquadri: “salvaguardare le professionalità”.

Dopo un lungo e tumultuoso anno di indeterminatezza, è ora di tracciare un disegno maggiormente definito per lo stabilimento di Wärtsilä Italia a Trieste, uno dei più grandi produttori di motori diesel di proprietà del gruppo finlandese Wärtsilä. Tali crisi industriale dell’azienda finnica, nata con l’acquisizione della Grandi Motori Trieste nel 1997, ha gettato nell’ombra il futuro di un’importante realtà industriale attiva nel settore navale internazionale e nella produzione di motori per generatori di corrente per centrali elettriche.

Lo stabilimento di Trieste, che attualmente conta circa 1.150 dipendenti, negli ultimi mesi ha attraversato un periodo di grandi incertezze, con la minaccia di esuberi che potrebbero coinvolgere fino a 321 persone. L’azienda ha infatti preso la decisione di delocalizzare la produzione dei motori, riportandola in Finlandia a Vaasa, poiché realizzare motori a Trieste non appare più conveniente dal punto di vista economico.

Tra i clienti di Wärtsilä figura anche un nome di spicco, Fincantieri, il gigante italiano dell’industria navale. La notizia della cessazione dell’attività produttiva nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra ha provocato preoccupazione tra i dipendenti e la comunità locale. Questa sede è stata a lungo una delle più importanti anche in termini di occupazione.

La notizia è stata seguita anche da CIU Unionquadri, la Confederazione sindacale che rappresenta i quadri nel settore privato e pubblico, nonché i ricercatori e i professionisti dipendenti, presente al CNEL e al CESE di Bruxelles. La CIU Unionquadri, in questi mesi, ha approfondito il tema sul territorio, anche grazie all’intervento del segretario regionale dottor Fulvio Carli.

Questa situazione richiede una risposta rapida e strategica, con veri piani industriali da parte delle realtà industriali interessate a subentrare a Wärtsilä. La salvaguardia delle professionalità e della comunità locale rappresenta una priorità, e la ricerca di soluzioni sostenibili e durature è essenziale per garantire un futuro stabile per lo stabilimento di Trieste e per tutti coloro che dipendono da esso, posti di lavoro e famiglie da tutelare” hanno commentato gli organi di CIU Unionquadri.

In questa fase di trattative aperte, resta da vedere quale sarà il destino di questa importante realtà industriale e delle competenze che ospita. La speranza è che tutte le parti coinvolte possano lavorare insieme per trovare una soluzione efficace capace di proteggere i lavoratori e mantenere vivo il patrimonio industriale di Trieste.

“Algoritmi, sicurezza ed etica dell’innovazione”: sfide e opportunità dell’Intelligenza Artificiale.

 

A Roma un incontro dedicato all’intelligenza artificiale, che ha richiamato intorno al tavolo esperti della materia per esplorarne le attuali tendenze.

Roma – Non dovremmo temere l’intelligenza artificiale in sé, ma piuttosto preoccuparci dell’abuso e dell’utilizzo irresponsabile che se ne può fare. È proprio intorno a questo tema che giovedì 21 settembre si è tenuto il seminario “Algoritmi, sicurezza ed etica dell’innovazione – La persona al centro della transizione digitale”, a Roma presso la Sala delle Bandiere dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea.

Il dibattito, dedicato all’uso dell’intelligenza artificiale in Italia e nel mondo, ha preso spunto dal nuovo libro dei due giornalisti Alessandro Alongi e Fabio Pompei. L’incontro ha richiamato intorno al tavolo esperti della materia per esplorare le attuali tendenze dell’IA. Erano presenti, in collegamento video da Bruxelles, gli europarlamentari Brando Benifei e Fabio Massimo Castaldo. In presenza a Roma: il Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Massimiliano Capitanio, l’On. Alessandro Battilocchio, la Prof.ssa Barbara Marchetti e gli stessi Alessandro Alongi e Fabio Pompei.

L’evento, svoltosi sotto l’Alto patrocinio del Parlamento europeo, è stato patrocinato anche dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio, dalla Confederazione Italiana di Unione delle professioni intellettuali e dalla Università eCampus. La tavola rotonda ha consentito ai relatori e agli europarlamentari di discutere ampiamente il tema dell’intelligenza artificiale, affrontando le sfide e le opportunità legate a questa tecnologia in rapida evoluzione e focalizzandosi in particolare sulla “sicurezza” delle nuove tecnologie.

Il libro dedicato all’intelligenza artificiale

“Algoritmi, sicurezza ed etica dell’innovazione – La persona al centro della transizione digitale”. E’ il titolo del libro di Fabio Pompei e Alessandro Alongi, prefatto dal Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Massimiliano Capitanio, e introdotto dall’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo. Il testo si concentra sulle promesse e sulle sfide dell’era digitale, trattando in particolare il tema della “sicurezza” delle nuove tecnologie, non solo in termini di pericoli per le infrastrutture critiche, ma anche sotto il profilo dei risvolti psico-sociali e di benessere sulla persona.

L’idea di fondo del testo e dei due autori, infatti, è che la sicurezza digitale non sia solo un compito demandato alle istituzioni, ma una questione che riguarda ciascun individuo. La mancanza di cultura digitale o una progettazione inadeguata degli algoritmi possono causare errori significativi che possono pregiudicare servizi vitali o minacciare i diritti fondamentali delle persone. Pertanto – ed è questo l’invito degli autori – tutti hanno il dovere di contribuire a creare un ambiente digitale più sicuro e resiliente.

L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nella gestione delle decisioni, in particolar modo, solleva importanti questioni etiche e di trasparenza. L’opacità del processo decisionale dei sistemi di IA può comportare discriminazioni e rischi, ad esempio, nel contesto dell’impiego o delle prestazioni pubbliche. Inoltre, l’uso dell’IA può contribuire a realizzare e a diffondere a macchia d’olio deepfake, immagini, video e audio falsi estremamente realistici, capaci di minacciare la reputazione e la fiducia pubblica. Per questo il testo sottolinea l’importanza di affrontare le sfide legate all’uso consapevole, alla privacy, alla sicurezza e all’impatto sulla salute dei nuovi strumenti tecnologici.

Un altro ambito affrontato nel libro è la sicurezza dei più piccoli, argomento molto caro ai due autori; la sicurezza digitale è fondamentale, specialmente per i minori. L’uso crescente della tecnologia da parte dei bambini comporta rischi e necessità di regolamentazione. Inoltre, l’accesso e l’uso eccessivo di Internet possono influire sulla salute e sul benessere delle persone, innescando disturbi dell’attenzione e dipendenza digitale.

“Non bisogna avere paura dell’intelligenza artificiale, ma dell’ignoranza. Come per tutte le innovazioni, è inevitabile che l’intelligenza artificiale debba essere soggetta a regolamentazione“, così Fabio Pompei ha introdotto l’aspetto giuridico durante il seminario. Intelligenza artificiale, realtà virtuale, Internet delle cose e altre innovazioni, infatti, avranno un impatto sempre più pervasivo sulla società e richiederanno risposte a livello giuridico, sociale ed etico.

I proventi del libro donati contro il cyberbullismo

Gli autori doneranno gli interi proventi derivanti dalle vendite del libro a quelle organizzazioni attive nella tutela delle vittime di cyberbullismo, furto di identità, catfishing e a tutte quelle realtà che, quotidianamente, contrastano, con la loro azione, il triste fenomeno della disinformazione online.

“Tale supporto si rende necessario – scrivono i due autori – per sostenere e realizzare una cultura all’uso consapevole e responsabile del digitale tra i giovanissimi, ma anche tra i genitori e nelle famiglie in generale: adulti che si sono ritrovati catapultati, nel giro di pochi anni, all’interno di in una società completamente cambiata e con molti rischi inattesi, come ad esempio le frodi telematiche”.

Gli autori

Alessandro Alongi è docente di Search Engine Optimization all’interno del Corso di laurea in Comunicazione e Multimedialità dell’Università Mercatorum. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, è specializzato in Relazioni istituzionali e Diritto parlamentare e attualmente si occupa di tematiche giuridiche e regolamentari presso un’importante azienda di telecomunicazioni, oltre a svolgere attività di ricerca nell’ambito del Diritto dell’innovazione, del quale è autore di diversi studi e approfondimenti. Giornalista, collabora con le testate “LabParlamento” e “La Discussione” per cui scrive articoli di innovazione, privacy e società digitale.

Fabio Pompei è ingegnere informatico, dottore di ricerca (Ph.D.) in Ingegneria elettronica e giornalista. Ha iniziato la sua carriera in azienda nel settore bancario, attualmente lavora nel settore delle telecomunicazioni. Docente in corsi di laurea (ingegneria) in università pubbliche e private, è autore di pubblicazioni scientifiche nel settore delle telecomunicazioni. Ha ricoperto incarichi pubblici, occupandosi, in particolare, di Politiche economiche, finanziarie, innovazione tecnologica e semplificazione amministrativa.

 

 

https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/09/26/news/sicurezza_digitale_le_istituzioni_non_lascino_soli_i_cittadini-13441930/

 

 

https://formiche.net/2023/09/tecnologie-capitanio-agcom/

 

https://www.ilfaroonline.it/2023/09/25/algoritmi-sicurezza-ed-etica-dellinnovazione-sfide-e-opportunita-dellintelligenza-artificiale/536260/

Gestire il cambiamento: le regole e le buone abitudini salvano le acquisizioni.

 

Intervista di INFOQUADRI al Presidente del Centro Studi di CIU Unionquadri.

Molto alto è l’interesse dei nostri lettori, Quadri manager e alte professionalità al tema del cambiamento in azienda. Ne abbiamo scritto recentemente ed in questo speciale vogliamo rispondere alle richieste ricevute in redazione sul ruolo che deve avere il middle management nella fase dopo acquisizione/fusione dell’azienda, lì dove i processi legali e contrattuali sono chiusi e c’è da portare avanti l’operatività dell’impresa. Ruolo fondamentale del middle management perché ha il compito di gestire uomini e processi, in un momento di forte tensione e cambiamento. Ne abbiamo parlato con Fabio Petracci, avvocato e presidente del Centro Studi Corrado Rossitto.
Avvocato Petracci partiamo dagli aspetti legali, che tutele ha un Quadro nel passaggio tra una azienda ad un’altra?
Le acquisizioni di azienda come i trasferimenti d’azienda hanno una minuziosa disciplina legale dove il dipendente tra virgolette ceduto trova tutta una serie di tutele sia di carattere comunitario sia di carattere nazionale che sono tese a mantenere i dati almeno in gran parte i suoi diritti. Per quanto riguarda il middle management se da un lato rappresenta il datore di lavoro dall’altro lato rappresenta anche una fascia di lavoratori con delle caratteristiche specifiche che li rende molto sensibili a quelli che sono i cambiamenti organizzativi, mi soffermo su quella che è la tutela della professionalità del middle management di fronte di fronte a cambiamenti che sono sostanziali e rilevanti. La legge garantisce che ogni dipendente ceduto rimane inquadrato nella mansione e nella categoria per la quale è stato assunto nella quale è stato promosso, in realtà però spesso chi occupa delle posizioni strategiche o delle posizioni legate a programmi o a progetti di lungo periodo è molto sensibile a questi a questi cambiamenti per cui anche se di fatto l’inquadramento rimane lo stesso non è che sempre gli può essere garantita la medesima posizione aziendale. Voglio ricordare cioè che è capitato nella cessione degli istituti di credito o delle acquisizioni di istituti di credito dove la categoria del middle management, che si identifica con quella dei Quadri, quelli che una volta erano i funzionari, categoria che è abbastanza vasta e non sempre all’interno di questa categoria, a seguito di questi cambiamenti, l’assegnazione delle nuove mansioni sono sempre aderenti a quelle che erano in atto presso l’azienda ceduta o presso l’azienda confluita”
Non siamo in presenza di mobbing, mi pare di capire, ma di un processo necessario per salvare un posto di lavoro, concorda?
“In parte, questo processo dà luogo spesso a fenomeni di dequalificazione o di obsolescenza della professionalità che qualche volta finiscono o in dimissioni agevolate o spesso anche davanti ai giudici o in tutte e due le sedi. A livello invece di organizzazione aziendale spesso accade che si determinano delle vere e proprie fatture fratture nell’ambito della cultura aziendale questo perché i lavoratori di un’azienda sono sì legati da un rapporto contrattuale che viene rispettato ma ci sono anche delle implicazioni più sottili e anche molto delicate derivanti da quella che è la cultura aziendale. Spesso di fronte a questi fenomeni di acquisizione, di trasferimento d’azienda, di trasferimento di ramo d’azienda, possono verificarsi situazioni di confusione e disorientamento, specialmente nei middle manager, mancando improvvisamente di un riferimento stabile. Viene meno soprattutto la cultura aziendale precedente che regolava la vita lavorativa giornaliera, i programmi a lungo termine si fermano, i progetti innovativi devono essere abbandonati soprattutto quando l’acquisizione aziendale comporta una profonda ristrutturazione con forte impatto di natura psicologica. La sensazione che si vive spesso in quest’ambito è quella di un popolo vinto rispetto al popolo vincitore. Esiste una letteratura che suggerisce un piano d’azione con rimedi quasi universali: il primo e semplice generico e banale ma è un’attenta gestione del fattore umano per evitare il fenomeno dell’alienazione del personale coinvolto, il personale coinvolto si sente in qualche maniera abbandonato si sente dietro si sente un po profugo e assume spesso un atteggiamento passivo che poi comporta conflitti. Il secondo rimedio passa per l’informazione; questi cambiamenti, che spesso avvengono in situazioni emergenziali, in realtà dovrebbero essere impostati in maniera graduale questo significa che da un lato l’informazione dovrebbe procedere rapidamente in maniera esaustiva e lentamente si dovrebbero impostare azioni per verificare gli effetti dei cambiamenti. Si dovrebbe favorire anche a gestione di periodi di coesistenza di strutture provvisorie ad esempio per quanto riguarda i sistemi informativi. Terzo rimedio; la transizione dovrebbe essere affidata più che manager rampanti, come purtroppo spesso accade, e che non sono indicati in queste situazioni, a manager estremamente equilibrati e responsabili. Infine sarebbe importante anche favorire una mobilità concordata tra aziende anche diverse del settore in cui il Quadro, sia per situazioni soggettive o per ragioni oggettive non può essere utilizzato in maniera proficua nella nuova struttura. Ecco questi secondo me sono i rimedi che favoriscono una buona transizione ed un cambiamento efficace nelle organizzazioni aziendali”

Fabio Petracci
Presidente Centro Studi Corrado Rossitto

Una strategia europea per l’impiego dei droni.

 

Nel corso di questo ultimo secolo l’umanità ha sperimentato, come non mai prima, una rapida trasformazione della mobilità. In questo contesto, i droni e la nuova mobilità aerea emergono come nuovi elementi per lo sviluppo della società e dell’economia del futuro.

Mentre le nostre città crescono e si sviluppano, la necessità di trovare soluzioni innovative e sostenibili per il trasporto urbano e rurale è diventata un’esigenza diffusa.

Il 20 settembre scorso il Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese) ha adottato all’unanimità il parere Ten/792 sulla «Strategia Droni 2.0» della Commissione Europea, di cui è stato relatore il rappresentante di Ciu-Unionquadri, il professor Maurizio Mensi.

I droni come vettori chiave della mobilità futura

Il parere riflette l’importanza crescente dei droni come vettori chiave della mobilità futura, intelligente e sostenibile.

La Strategia della Commissione Europea, introdotta nel novembre 2022 e preceduta dalla Comunicazione sulla strategia per una mobilità sostenibile e intelligente, mira a fare degli aeromobili senza equipaggio a bordo (Uas) il perno della mobilità del futuro.

L’obiettivo fissato dall’Europa è che i droni, entro il prossimo 2030, diventino una parte integrante della nostra vita quotidiana, supportando servizi di emergenza, sanitari e di assistenza sociale, oltre al trasporto di merci e persone.

Questo richiederà un’integrazione sinergica con i servizi esistenti per creare una rete flessibile e capillare sul territorio.

Un mercato dei servizi droni a livello Ue

Due i fattori fondamentali che emergono dal parere del Cese: la prima riguarda la necessità di costruire un mercato dei servizi droni a livello dell’Unione Europea e il rafforzamento delle capacità e delle sinergie tra l’industria europea civile, della sicurezza e della difesa.

Per incentivare gli investimenti privati e lo sviluppo di nuovi servizi innovativi in vari settori è essenziale, a parere del Comitato europeo, garantire certezza giuridica e tecnica.

L’attenzione alle problematiche della sicurezza

In secondo luogo, per il Cese, è necessario garantire un elevato livello di sicurezza tecnologica dei droni, anche per evitare la compromissione dei dati relativi alle comunicazioni degli Uas e garantire l’integrità e la sicurezza dello spazio aereo urbano.

Poiché la mobilità integrata terrestre, aerea e marittima sarà di estrema importanza per lo sviluppo territoriale, ecco che sarà indispensabile coordinarsi con le autorità nazionali e regionali, con una pianificazione locale che consideri la mobilità come servizio con un approccio multi-dominio.

Come sottolinea Gabriella Àncora, Presidente nazionale di Ciu-Unionquadri, Confederazione sindacale che tutela i quadri nel settore privato e pubblico, ma anche i ricercatori, i professionisti dipendenti ed il mondo delle professioni intellettuali, presente al Cnel e al Cese, «l’introduzione della nuova mobilità aerea influenzerà molti aspetti della nostra società.

Nuove competenze professionali da creare

Per poter trarre i massimi benefici dall’utilizzo dei droni, occorre impegnarsi nella formazione e nella creazione di nuove competenze professionali, in un processo che coinvolga tutti gli stakeholder, pubblici e privati».

In conclusione, prosegue Àncora, «la sfida dei prossimi anni, con la diffusione delle tecnologie digitali e dell’innovazione tecnologica, sarà quella di conciliare il trasporto aereo con l’ambiente e le modalità attuali di trasporto urbano e rurale, garantendo adeguati livelli di protezione dei cittadini e allo stesso tempo facilitando l’introduzione di nuovi servizi a basso impatto ambientale e con tariffe sostenibili».