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 ARPAB: AVVISO PER 30 TECNICI DIPLOMATI O LAUREATI IN BIOLOGIA, BIOTECNOLOGIE, CHIMICA, AGRARIA, GEOLOGIA E ALTRE DISCIPLINE.

 ARPAB: AVVISO PER 30 TECNICI DIPLOMATI O LAUREATI IN BIOLOGIA, BIOTECNOLOGIE, CHIMICA, AGRARIA, GEOLOGIA E ALTRE DISCIPLINE

19 GEN 2021

L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Basilicata (ARPAB) ha indetto, con pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n. 7 del 16 gennaio 2021, un avviso per l’assunzione a tempo determinato di 30 figure professionali così suddivise secondo il profilo:

  • 23 Collaboratori tecnici con varia specializzazione (categoria D);
  • 7 Assistenti tecnici (categoria C).

I posti per il profilo di Collaboratore tecnico sono a loro volta suddivisi in 6 diversi tipi, a seconda del titolo di studi richiesto per partecipare alle selezioni, come di seguito indicato:

  • 5 profili con laurea in Scienze biologicheBiotecnologie o titoli equipollenti o equiparati;
  • 3 profili con laurea in Scienze e tecnologie chimiche o Scienze chimiche o titoli equipollenti o equiparati;
  • 1 profilo con laurea in Scienze e tecnologie fisiche o Scienze fisiche o titoli equipollenti o equiparati;
  • 4 profili con laurea in Scienze e tecnologie agrarie e forestali o titoli equipollenti o equiparati;
  • 3 profili con laurea in Scienze geologiche o in Scienze e tecnologie geologiche o Scienza geofisica o titoli equipollenti o equiparati;
  • 7 profili con laurea in Ingegneria civile o ambientaleIngegneria industrialeIngegneria chimica, in Ingegneria per l’ambiente e territorio o titoli equipollenti o equiparati.

Per il profilo di Assistente tecnico, invece, sarà necessario possedere il seguente titolo di studi:

  • diploma di perito chimico o equivalente.

La selezione, in tutti i casi, avverrà esclusivamente attraverso la valutazione dei titoli da parte di una commissione appositamente nominata.

La domanda di ammissione per entrambi i profili professionali dovrà pervenire entro e non oltre il quindicesimo giorno successivo alla data di pubblicazione del bando sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata, quindi entro le ore 23:59 del 31 gennaio 2021.

Scarica il bando completo

Scarica lo schema di domanda

Per ulteriori chiarimenti si rimanda al sito dell’ARPA Basilicata, nella sezione Bandi di concorso.

ENEA: CONCORSO PER 19 TECNOLOGI CON LAUREA IN ECONOMIA, GIURISPRUDENZA, SCIENZE POLITICHE, BIOLOGIA, CHIMICA, FISICA E ALTRE DISCIPLINE 

ENEA: CONCORSO PER 19 TECNOLOGI CON LAUREA IN ECONOMIA, GIURISPRUDENZA, SCIENZE POLITICHE, BIOLOGIA, CHIMICA, FISICA E ALTRE DISCIPLINE 

18 GEN 2021

Con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 15 gennaio 2021, sezione Concorsi ed esami n. 4, l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha bandito un concorso per la copertura di 19 posti di Tecnologo a tempo indeterminato presso le sedi di Roma, Frascati (RM) e Bologna.

requisiti generali da possedere per essere ammessi alla selezione sono:

  • laurea triennale, specialistica o magistrale o titolo equipollente nelle discipline richieste per ciascuna posizione;
  • dottorato di ricerca attinente alla posizione e/o almeno 3 anni di esperienza lavorativa documentabile post-lauream, maturata, in relazione al titolo di studio richiesto, mediante contratti di lavoro a tempo indeterminato e/o contratti flessibili di tipo subordinato a termine e/o parasubordinato quindi con esclusione di ogni altra qualsiasi modalità di acquisizione dell’esperienza (professionale e/o autonoma e/o formativa);
  • cittadinanza italiana o di uno degli Stati membri dell’UE o di Paesi Terzi (qualora ricorrano le condizioni previste dall’art. 38 D.Lgs. n. 165/2001 e s.m.i.);
  • conoscenza della lingua inglese e della suite Microsoft Office o sistemi equivalenti;
  • adeguata conoscenza della lingua italiana (solo per i cittadini stranieri).

Riportiamo di seguito, invece, i requisiti specifici richiesti per ciascuna posizione.

1 posto – Sede di Casaccia (Roma)

  • titolo di studio richiesto: laurea in Scienze economico-aziendali, Economia e commercio, Economia aziendale.

1 posto – Sede di Casaccia (Roma)

  • titolo di studio richiesto: laurea in Scienze della comunicazione pubblica, di impresa e pubblicità, Tecnologie e linguaggi della comunicazione.

6 posti – Sede di Casaccia (Roma)

  • titolo di studio richiesto: laurea in Ingegneria edile, Ingegneria civile, Ingegneria edile, Architettura, Ingegneria meccanica.

1 posto – Sede di Casaccia (Roma)

  • titolo di studio richiesta: laurea in Economia e commercio, Ingegneria gestionale.

1 posto – Sede Legale (Roma)

  • titolo di studio richiesto: laurea in Giurisprudenza, Scienze politiche, Scienze economico-aziendali, Economia e commercio.

2 posti – Sede Legale (Roma)

  • titolo di studio richiesto: laurea in Giurisprudenza.

2 posti – Sede Legale (Roma)

  • titolo di studio richiesto: laurea in Giurisprudenza, Scienze dell’amministrazione.

1 posto – Sede Legale (Roma)

  • titolo di studio richiesto: laurea in Scienze dell’economia, Scienze statistiche, Scienze della politica, Ingegneria gestionale, Ingegneria energetica e nucleare, Ingegneria dell’ambiente e del territorio.

1 posto – Sede di Frascati (RM)

  • titolo di studio richiesto: laurea in Ingegneria civile.

3 posti – Sede di Bologna

  • titolo di studio richiesto: laurea in Fisica, Ingegneria gestionale, Ingegneria industriale, Ingegneria meccanica, Ingegneria per l’ambiente e il territorio, Chimica, Biologia, Scienza e ingegneria dei materiali, Scienze e tecnologie della chimica industriale.

La selezione si svolgerà tramite colloquio orale sulle materie indicate nel bando per ciascuna posizione. In caso di numero di domande di partecipazione elevato, la prova orale sarà preceduta da una prova preselettiva.

La domanda di partecipazione deve essere inviata, secondo la modalità riportata nel bando di concorso, entro e non oltre le ore 11:30 del giorno 15 febbraio 2021.

Scarica qui il bando completo

Per maggiori informazioni si invita a consultare la sezione Concorsi del sito dell’ENEA.

Premio Roberto Morrione Bando -10a edizione.

I progetti devono essere consegnati entro le ore 24 del 31 gennaio 2021.

Intenti

Il Premio promosso dall’Associazione Amici di Roberto Morrione e la Rai finanzia la realizzazione di progetti di inchiesta su temi rilevanti per la vita politica, sociale, economica e culturale dell’Italia e dell’Europa quali: la tutela dell’ambiente, la legalità, i diritti umani e civili, lo sviluppo tecnologico, le attività economiche.

A chi è rivolto

Il Premio è aperto a tutti i cittadini maggiorenni nati dopo il 31.12.1990 senza alcuna distinzione di titolo di studio, di percorso lavorativo o di altre forme di esperienza. Sono accettati anche i gruppi, nel numero massimo di 3 componenti per ciascun progetto, tutti comunque rientranti nel limite di età indicato. Durante il periodo di produzione non possono essere aggiunti altri componenti al gruppo. Nessuno può presentare candidature multiple: ci si può quindi presentare singolarmente o in un solo gruppo.

Caratteristiche dei progetti

Le categorie in concorso sono due: video inchiesta e inchiesta multimediale.

CATEGORIA VIDEOINCHIESTA

Il progetto dovrà contenere:

  • tema dell’inchiesta
  • obiettivo dell’inchiesta
  • fonti e testimoni disposti a collaborare
  • scaletta di fattibilità, piano di produzione (luoghi e tempi delle riprese e delle interviste da realizzare, progetti e/o storyboard)

Dovrà a tal proposito essere compilato l’apposito modulo (link per compilarlo sono alla fine di questa pagina).

Tra tutti i progetti di Video inchiesta inviati la giuria sceglierà tre lavori che verranno realizzati con il contributo del Premio Roberto Morrione.

A ciascuno dei progetti scelti verrà assegnato un contributo in denaro di 4.000 euro (in due tranche) ed il supporto di un tutor giornalistico. I progetti d’inchiesta verranno realizzati con il coinvolgimento di un tutoraggio legale, tecnico e musicale forniti dall’Associazione Amici di Roberto Morrione.

Le video inchieste realizzate dovranno avere una durata massima di 20 minuti.

Pur tenendo conto delle sempre possibili variabili connaturate al lavoro giornalistico investigativo, gli autori dovranno, nella realizzazione delle inchieste, essere comunque coerenti con il progetto presentato.

Qualora nel corso dei quattro mesi di attività produttiva si manifestino contrasti o conflitti o altri gravi incidenti che pregiudichino la realizzazione del lavoro, su segnalazione dei tutor e a giudizio insindacabile della giuria, i finanziamenti potranno essere interrotti o revocati e il progetto potrebbe essere escluso dal concorso.

CATEGORIA INCHIESTA MULTIMEDIALE

La ricerca di sempre nuove forme espositive per i prodotti editoriali coinvolge inevitabilmente anche le inchieste giornalistiche. Le potenzialità dei linguaggi e degli stilemi crossmediali, per loro natura in continuo mutamento, offrono sempre nuove opportunità ideative e progettuali, capaci talvolta di prefigurare il futuro. È con questo auspicio, ispirato alla e dall’innovazione, che i candidati che sottoporranno i propri progetti sotto questa categoria sono invitati a interpretare il più liberamente possibile il carattere di sperimentalità che vorremmo riconoscervi. Saranno dunque liberi di proporre progetti d’inchiesta realizzabili con qualunque linguaggio, tecnologia e stile espositivo. A mero titolo esemplificativo: web-doc, forme diverse di storytelling, graphic novel, web serie, audio inchiesta, podcast, fotodocumentario, gaming, animazioni e tutto quanto di adatto alla narrazione giornalistica, sia stato finora utilizzato o che, al contrario, attenda ancora di
esserlo. Unica condizione è che la fruizione del prodotto finale sia in forma digitale e non analogica.

La più ampia libertà espressiva dovrà essere comunque accompagnata da una descrizione circostanziata e puntuale di:

  • tema e argomento
  • obiettivo euristico (scopo dell’inchiesta)
  • orientamento informativo (target)

Tale descrizione dovrà comprendere una elencazione puntuale dei materiali necessari alla realizzazione del progetto e una mappa concettuale atta ad esporne i rapporti interni e le funzioni espositive.

Tra tutti i progetti di inchiesta sperimentale inviati ne verranno scelti due che verranno realizzati con il contributo del Premio Roberto Morrione.

A questi progetti verrà assegnato un contributo in denaro di 4.000 euro (in due tranche) ed il supporto di un tutor giornalistico. I progetti d’inchiesta verranno supportati anche da un tutoraggio legale, tecnico e musicale forniti dall’Associazione.

Tenendo conto delle possibili variabili connaturate al lavoro giornalistico investigativo, l’inchiesta realizzata dovrà essere coerente con il progetto presentato.

Qualora nel corso dei quattro mesi di attività produttiva si manifestino contrasti o conflitti o altri gravi incidenti che pregiudichino la realizzazione del lavoro, su segnalazione dei tutor e a giudizio insindacabile della giuria, i finanziamenti potranno essere interrotti o revocati e il progetto potrebbe essere escluso dal concorso.

Tempi e modi di partecipazione

I progetti devono pervenire alla Segreteria del Premio entro il 31 gennaio 2021, unicamente mediante la compilazione online dell’apposito modulo da eseguire in ogni sua parte e includendo gli allegati previsti.

La fase di produzione durerà indicativamente quattro mesi. In fase di produzione verranno indicati i parametri tecnici di consegna delle Video inchieste e delle Inchiesta multimediali. Il mancato rispetto di detti parametri o la bassa qualità tecnica del lavoro realizzato potranno comportare l’esclusione dei prodotti dall’assegnazione del Premio finale.

Il Premio finale

Fra le cinque Inchieste realizzate, le tre video e le due multimediali, a insindacabile giudizio della giuria verrà assegnato un premio finale del valore di 2.000 euro.

Gli autori delle inchieste prodotte si impegnano a sottoscrivere apposita liberatoria per la pubblicazione delle stesse, sia per la programmazione televisiva che per la diffusione web e tramite i canali utilizzati dal Premio Roberto Morrione: proiezione durante le giornate di premiazione, partecipazione ad iniziative, festival, eventi pubblici e canali digitali. Gli autori si impegnano altresì a sottoscrivere apposita dichiarazione di manleva dalle responsabilità rispetto al lavoro giornalistico svolto.

  • moduli da compilare per partecipare al bando sono i seguenti:

Form Online Domanda Bando – Videoinchiesta – Singolo
è da compilare per chi intende partecipare con una Videoinchiesta da solo

Form Online Domanda Bando – Videoinchiesta – Multiplo 
va compilato da coloro che intendono partecipare con una Videoinchiesta in gruppo

Form Online Domanda Bando – Inchiesta Multimediale – Singolo
è da compilare per chi intende partecipare con una inchiesta multimediale da solo

Form Online Domanda Bando – Inchiesta Multimediale – Multiplo
va compilato da coloro che intendono partecipare con una Inchiesta multimediale in gruppo

LE NUOVE CONSULTAZIONI PUBBLICHE DELLA COMMISSIONE EUROPEA.

La Commissione Europea chiede regolarmente il parere dei cittadini e delle forze sociali quando elabora le politiche e legislazioni dell’UE.

Il CNEL, nell’ambito delle sue prerogative costituzionali e delle attività sviluppate supporta e favorisce la partecipazione dei cittadini alle scelte sulle politiche europee in maniera diretta o attraverso le forze sociali rappresentate in Consiglio.

Anche i cittadini italiani tramite le consultazioni pubbliche possono esprimere il loro parere sul campo di applicazione, le priorità e il valore aggiunto delle nuove iniziative proposte dall’UE o sulle valutazioni di politiche e norme vigenti.

Tra le diverse consultazioni aperte il CNEL ritiene importante che i cittadini italiani possano esprimersi su 3 temi in particolare: l’agenda 2020 sui consumi, la nuova legge sui servizi digitali e la mobilità intelligente.

·                     EU Consumer Agenda 2020

·                     New Digital Services Act

·                     Smart Mobility OPC

Per facilitare la partecipazione alle consultazioni europee il CNEL, attraverso l’Edic, Il Centro di Informazione Europe Direct “Europa Insieme”, ha attivato una sezione del sito dedicata, che sarà periodicamente aggiornata. In questa sezione del sito troverete informazioni sulle consultazioni pubbliche organizzate nel campo dell’occupazione, degli affari sociali e dell’inclusione.

Il centro Edic istituito e operante proprio presso il CNEL in collaborazione ​con la Regione Lazio e il Movimento Europeo Italia,​fornisce informazioni sull’attività dell’Unione, ​​in stretta sintonia con la  Rappresentanza Italiana presso la Commissione Europe.

Clicca qui per accedere alla sezione dedicata

TREU: L’EMERGENZA SANITARIA HA ALTERATO IL MERCATO DEL LAVORO.

Il mercato del lavoro all’inizio del 2021 presenta più ombre che luci. Se i dati più drammatici riguardano l’occupazione giovanile con 2 milioni di Neet e quella femminile, già in una situazione critica pre-covid, con quasi una donna su due inoccupata, che si è ridotta di quasi 2 punti percentuali, non destano minore preoccupazione il mancato rinnovo dei contratti per oltre 10 milioni di lavoratori (77,5% del totale), l’inadeguatezza del sistema scolastico e formativo nella formazione delle competenze, l’aumento della povertà e delle disuguaglianze. La situazione è destinata molto probabilmente ad accentuarsi e diventare ‘esplosiva’ con l’interruzione della cassa integrazione e la fine del blocco dei licenziamenti. Si teme che una parte degli esuberi verrà sicuramente ‘assorbita’ dall’economia sommersa non riuscendo a trovare un’occupazione in regola andando ad aumentare la quota già aumentata negli ultimi anni di lavoro nero. La crisi conseguente alla pandemia ha colpito circa 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per i quali l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta, in seguito al lockdown deciso dal Governo per limitare l’aumento esponenziale dei contagi.

È la fotografia che emerge dal “Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione 2020” del CNEL che sarà presentato martedì 12 gennaio alle ore 11 nell’ambito di un’assemblea tematica in collegamento telematico presieduta dal Presidente Tiziano Treu che presenterà il documento, a cui interverranno la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, e il Director, Employment, Labour and Social Affairs, OECD, Stefano Scarpetta

Nel documento che è articolato in 15 capitoli ed è giunto alla 22a edizione, quest’anno spazio anche ad analisi sul lavoro degli immigranti, divenuto significativo nel panorama italiano e a quello dei disabili.

“La crisi prodotta dal Covid e dai provvedimenti adottati per contrastare l’emergenza sanitaria ha alterato in profondità il funzionamento del mercato del lavoro come dell’economia, con impatti diversificati per settori, per territori e per gruppi sociali, allargando divergenze e diseguaglianze storiche. Le fratture provocate da questa pandemia seguono linee diverse da quelle presenti in altre crisi, perché non sono correlate con gli usuali parametri economici bensì alle connotazioni strutturali e organizzative che determinano la maggiore o minore esposizione di ciascuna realtà al rischio di contagio. Infatti, gli impatti più gravi si sono verificati non nelle attività manifatturiere, ma in settori ad alta intensità di relazioni personali come il turismo, la ristorazione, le attività di cura, e i servizi in genere”, afferma il Presidente Tiziano Treu, che ha curato l’introduzione del Rapporto.

La pandemia ha messo in evidenza non poche falle nel nostro sistema di protezione sociale, sia negli ammortizzatori (CIG e Naspi) nonostante la riforma del 2015 avesse provveduto a una loro estensione, sia nel più recente reddito di cittadinanza che doveva fornire un aiuto economico ai poveri e, in ipotesi, ad aiutare quelli abili al lavoro a trovare occupazione. La esplosione del lavoro digitale a distanza ha modificato i luoghi e il tempo delle attività umane. È cresciuta la interdipendenza fra lavoro salute e contesto ambientale. Si è resa, per questa via, evidente la necessità di integrare fra loro politiche del lavoro, istituti della salute e cambiamenti del contesto socioeconomico. L’importanza di questi nessi sarà indicata nel nostro rapporto”, aggiunge ancora l’ex Ministro del lavoro.

“L’impatto della pandemia nei vari Paesi, e spesso nei diversi territori, ha mostrato differenze legate principalmente alla capacità dei sistemi sanitari di affrontare l’emergenza, la cui efficacia ha contribuito a limitare la durata degli interventi più restrittivi come il lockdown. È questa una conferma della necessità di mettere in atto politiche e interventi coordinati in due settori storicamente divisi come sanità e lavoro. Gli ambiziosi obiettivi di carattere economico indicati dalla transizione digitale e ambientale devono essere accompagnati da misure altrettanto ambiziose per la innovazione sociale e nel modo del lavoro. L’urgenza di rafforzare le misure sociali di accompagnamento alle persone nelle transizioni è testimoniata dalle ricerche, comprese recenti analisi condotte dal Censis per il CNEL, ove si mostra come le prospettive di ripresa sociale e personale dalle ferite della pandemia siano più complesse dei processi di mera ricostruzione economica e richiedano quindi misure altrettanto complesse di protezione e di promozione umana”, conclude Treu.

Di seguito alcuni passaggi del Rapporto.

GIOVANI 

L’Italia si trova oggi davanti a un drammatico bivio. Da un lato c’è un sentiero stretto e in salita che porta ad una nuova fase di sviluppo economico e sociale. Sull’altro lato c’è un’ampia strada che va verso il declino. Il peso del debito pubblico, assieme a quello degli squilibri demografici, in combinazione con quello dei NEET (i disoccupati più gli inattivi non in formazione), ci sbilancia fortemente verso la seconda strada. Su tutti questi fronti, come ben noto, l’Italia occupa le posizioni peggiori in Europa, ma sono anche gli stessi su cui si concentrano le maggiori preoccupazioni rispetto al peggioramento prodotto dalla pandemia. Quando l’emergenza sarà passata ci troveremo, in positivo, con una maggiore attenzione alla salute pubblica, ma anche, in negativo, con la peggiore combinazione – in Europa e nella nostra storia repubblicana – di alto debito pubblico, bassa natalità, bassa presenza degli under 35 nel sistema produttivo italiano.

Lo scarso investimento pubblico sulle nuove generazioni (in particolare la parte che va efficacemente a rafforzare la loro formazione e l’inserimento solido nel mondo del lavoro) è il principale nodo che vincola al ribasso le possibilità di crescita italiane, da sciogliere prima ancora che sul piano del rapporto tra giovani e lavoro, su quello più alto del ruolo delle nuove generazioni nel modello di sviluppo del Paese. Se non si inverte questa tendenza non solo si pregiudicano le prospettive economiche del Paese, ma si rischia di alterare in profondità il patto fra le generazioni che è un elemento costitutivo dell’assetto sociale, della sua equità e stabilità. Non si tratta ora solo di contenere il peggioramento prodotto dalla pandemia sulle condizioni degli attuali e futuri entranti nel mondo del lavoro. Va prima di tutto capito cosa non funzionava in Italia prima della crisi sanitaria nella capacità di preparare bene le nuove generazioni, all’altezza delle sfide dei propri tempi, inserirle in modo efficace nel mondo del lavoro, valorizzare il loro capitale umano nel sistema produttivo.

Il tasso di disoccupazione ha il limite di non prendere in considerazione chi si scoraggia e non cerca più attivamente lavoro o chi, in ogni caso, decide di sospendere la propria attività di ricerca di un lavoro dipendente o è in attesa delle condizioni di avvio di una attività autonoma. Il tasso di NEET (Neither in Employment nor in Education or Training) include anche tali categorie di persone. Il valore di questo indicatore nella fascia tra i 25 e i 34 anni – fase della vita cruciale per la costruzione dei progetti di vita – era pari a 23,1% nel 2008, all’inizio della Grande recessione, mentre risulta pari a 28,9% nel 2019 (a fronte di una media europea pari al 17,3%). Dal Rapporto emerge “la persistente debolezza dei percorsi formativi e professionali”. Sul lato della formazione, i dati Eurostat mostrano come l’Italia da tempo presenti una delle più basse percentuali di 15enni con competenze considerate indispensabili per costruire percorsi solidi di vita e lavoro nel XXI secolo. Bassa è anche l’incidenza di laureati (27,6% nella fascia 30-34 rispetto all’obiettivo europeo di salire, sempre entro il 2020, oltre il 40%). Inoltre, la quota di ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non hanno completato la scuola secondaria superiore (early leavers) è scesa nella prima parte del decennio scorso da oltre il 18% a valori attorno al 14%. La necessità di chiudere le scuole nel corso del 2020 ha costretto a garantire l’istruzione con strumenti nuovi, coerenti con la didattica a distanza. Questo passaggio è stato condotto in condizione di emergenza e ha dovuto confrontarsi con l’impreparazione di tutto il sistema educativo (scuole, insegnanti, genitori, alunni) sia rispetto a struture e strumenti (dispositivi e connessione), sia rispetto a competenze tecniche, sia rispetto a come reimpostare il processo di apprendimento con nuove modalità di interazione e di trasmissione di contenuti, oltre che con una rivoluzione delle coordinate spazio-temporali. Si è trattato, di fatto, dell’adozione di una tattica difensiva della didattica tradizionale attraverso modalità a distanza, che ha consentito di non bloccare la frequenza delle lezioni, ma ne ha ridotto complessivamente la qualità e ha esposto ad una forte crescita del rischio di dispersione scolastica. Con la conseguenza di inasprire non solo le diseguaglianze generazionali ma anche quelle sociali.

DONNE

Le donne hanno pagato il prezzo più alto della crisi in quanto impegnate a ricoprire ruoli e a svolgere lavori più precari, soprattutto nei servizi. Le donne non sono un soggetto svantaggiato. Sono la metà del mondo, la battaglia per l’uguaglianza di genere non può essere più solo un punto di un programma politico aggiunto ma deve essere al centro di azioni concrete creando vantaggi economici, sociali e culturali per l’intero Paese. Tutti i dati confermano che la condizione della donna lavoratrice è penalizzata soprattutto dalla difficile conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. È questa difficoltà che contribuisce a mantenere la quota di occupazione femminile (meno del 50%) al di sotto delle medie europee. Tale dato si è aggravato nel corso della pandemia senza che il ricorso allo Smart working abbia giovato a correggerlo, perché esso è stato limitato dall’aggravio di compiti familiari, specie sulle donne con figli impediti di frequentare le scuole. Per lo stesso motivo si spiegano il crollo della occupazione femminile e la crescita del tasso di disoccupazione in occasione della maternità per le donne indotte a lasciare il lavoro per prendersi cura dei figli. Su questa base il CNEL ha più volte sottolineato come per promuovere la occupazione femminile non bastino politiche di incentivazione economica alle assunzioni, ma serva anzitutto allargare la offerta di servizi, non soltanto asili nido, ma scuola a pieno tempo e servizi per gli anziani, nonché promuovere forme organizzative del lavoro più favorevoli alla conciliazioneNell’occupazione femminile giocano un ruolo fondamentale i percorsi formativi. La minore frequenza con cui le ragazze scelgono percorsi di studio nelle materie STEM rispetto ai maschi comporta conseguenze sia nel breve sia nel lungo periodo: se infatti nel breve periodo la componente femminile è meno presente nei percorsi di studio più richiesti e meglio remunerati dalle imprese, nel lungo periodo sono proprio i settori STEM che presentano le maggiori prospettive di crescita.

IN FUTURO IMPOSSIBILE SEPARARE LAVORO E SALUTE. 

La diversità di questa crisi e la pervasività delle sue implicazioni incidono anche sul modo di analizzare le questioni del lavoro, non solo perché il lavoro è al centro della vita sociale ed economica, ma perché hanno accentuato le connessioni fra i vari aspetti delle vicende economiche e sociali. Oggi meno che mai le questioni del lavoro, anche quelle su aspetti specifici non possono leggersi e affrontarsi in modo separato dal contesto, non solo quello macroeconomico nazionale e internazionale, ma anche quello sociale, ambientale e in questi mesi sanitario. Tale necessità è riconosciuta anche da varie organizzazioni internazionali le quali suggeriscono di considerare i princìpi generali e le pratiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle direttive europee sulla salute nei luoghi di lavoro, non come regole isolate, ma come componenti integranti della programmazione del lavoro e della sua organizzazione nei diversi contesti ove si svolge. Questo è un insegnamento fondamentale che ci deve guidare non solo nelle scelte da fare nel corso della pandemia, ma per ripensare la configurazione dei luoghi e delle modalità del lavoro alla luce dei principi fondamentali stabiliti per la garanzia della sicurezza e salute delle persone che lavorano. Questi principi hanno un ambito di applicazione che comprende gran parte delle decisioni pubbliche e private susseguitesi nel corso dell’anno, perché esse sono tutte segnate dall’obiettivo di prevenire e contrastare il diffondersi della epidemia e di proteggere imprese e lavoratori dai contraccolpi sulle attività economiche”.

AUMENTO POVERTÀ E LAVORO NERO

Le vicende del mercato del lavoro sono state dominate quest’anno, come molte della nostra esistenza, da due questioni che hanno sovrastato tutte le altre, la protezione della salute dal contagio e la continuità del reddito e della occupazione. Sulla base dei nostri calcoli circa 5,3 milioni di famiglie risultano avere un ISEE minore di 9.360 euro annui. L’eccezionalità e l’imprevedibilità delle conseguenze derivanti dall’emergenza epidemiologica Covid-19 hanno comportato la necessità di porre in essere una serie di misure di contenimento e di contrasto al contagio senza precedenti, nonché di conseguenti interventi al fine di sostenere lavoratori, famiglie e imprese.

CONTRATTI SCADUTI

Il mondo del lavoro privato appare oggi caratterizzato da una molteplicità di soggetti (datoriali e sindacali) che fondano la propria rappresentatività sulla periodica autodichiarazione di dati concernenti la consistenza associativa, la diffusione territoriale e l’attività svolta e che, su tali basi, sottoscrivono tra loro accordi collettivi nazionali in tutti i settori produttivi, per poi depositarli a norma di legge presso l’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro istituito presso il CNEL. La frammentazione del panorama negoziale in Italia si è accentuata rispetto a qualche anno fa. Al 30 settembre 2017 presso l’Archivio risultavano censiti 868 accordi nazionali di settore “vigenti”, al 30 giugno 2020 quelli depositati formalmente nell’Archivio Nazionale Contratti del CNEL sono diventati 935.

Gli 856 relativi al settore privato risultano applicati da 1.516.060 imprese a 13.272.629 lavoratori dipendenti. Ma si precisa che un numero molto ridotto di CCNL disciplina la stragrande maggioranza dei rapporti di lavoro: infatti, i 60 CCNL prevalenti nei dodici settori ove sono disponi bili i dati sui lavoratori coperti, si applica al 89% di tutti i lavoratori dipendenti; mentre i restanti 796 contratti nazionali risultano applicati solo all’11% della platea dei dipendenti come ricavabile dalle dichiarazioni allegate ai CCNL depositati. “Ad ottobre il numero di occupati risultava del 3% inferiore rispetto a gennaio. A fronte di una sostanziale tenuta del numero di dipendenti a tempo indeterminato (per i quali vale il richiamato divieto di licenziamento), si rileva una diminuzione del 3% dei lavoratori indipendenti e soprattutto una marcata contrazione dei lavoratori dipendenti a tempo determinato, pari al 10% (grafico 1); il numero di occupati è diminuito del 2% sia tra gli uomini sia tra le donne; il numero dei giovani occupati (con meno di 34 anni) diminuisce del 4%; i più giova ni rappresentano la classe di età che maggiormente ha subito i contraccolpi del virus e delle conseguenti misure di contenimento”.

AMMORTIZZATORI SOCIALI. LA PROPOSTA UNITARIA DI SINDACATI E FORZE PRODUTTIVE

Il test della crisi ha confermato la necessità di rispondere alle necessità di protezione manifestate dal mondo del lavoro con una revisione complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali, non solo la CIG ma la NASPI, e non solo per i lavoratori dipendenti. In relazione ai possibili sviluppi del sistema degli ammortizzatori sociali a regime, il CNEL ha raccolto una proposta unitaria di CGIL, CISL e UIL, insieme a posizioni parzialmente diverse di Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confservizi e ABI. Elemento comune alle diverse posizioni risulta essere il raggiungimento della garanzia del sostegno al reddito – secondo modalità diversamente espresse dalle parti e dai settori produttivi – per le sospensioni o riduzioni dell’attività lavorativa di tutti i lavoratori dipendenti, compresi quelli delle microimprese. Si percepisce anche un’attenzione ai lavoratori autonomi, quanto meno alle fasce deboli della categoria. Nel corso dei confronti che si sono svolti nell’ambito del gruppo di lavoro sono emerse anche le esigenze di semplificazione delle procedure per accedere agli ammortizzatori sociali, non solo a quelli espressamente previsti per affrontare la crisi pandemica, e soprattutto di deciso potenziamento delle politiche attive del lavoro, che devono affiancare le politiche passive al fine della effettiva riqualificazione delle competenze dei lavoratori. E’ anche emersa l’esigenza di affiancare la riforma degli ammortizzatori sociali con strumenti di sostegno a processi di ricambio generazionale e di invecchiamento attivo, soprattutto in vista dei nuovi processi lavorativi, indotti anche dalle misure di contenimento della pandemia, i cui effetti sull’organizzazione della produzione e dei servizi sono destinati, almeno in parte, a diventare strutturali.

Occorre aprire un confronto tra governo e parti sociali per rafforzare gli strumenti degli ammortizzatori sociali a regime, in modo da avere, quando la crisi Covid sarà superata, un sistema a copertura universale, solidale e più inclusivo, a garanzia di tutte le lavoratrici e lavoratori, sostenuto in maniera graduale da un finanziamento il più possibile omogeneo e coerente con le specifiche vocazioni produttive, principalmente di tipo contributivo e solo parzialmente sorretto dalla fiscalità generale. Tutte le lavoratrici e lavoratori, subordinati e non, devono poter contare su una assicurazione contro il rischio di perdita del reddito a seguito di sospensione o riduzione dell’attività.

FONDI EUROPEI

Un capitolo nuovo analizza entità e uso dei fondi europei contenenti incentivi alle imprese per le assunzioni. un insieme imponente di risorse a disposizione specie del Mezzogiorno, che fra il 2015 e 2019 ha beneficiato un gran numero di aziende e di lavoratori di quei territori e finanziato fra l’altro le assunzioni della garanzia giovani. Si rileva che i contratti incentivati manifestano una buona tenuta nel tempo, ma non aiutano a correggere le tendenze del mercato, in particolare i divari di genere che vanno a scapito della occupazione femminile, e producono effetti non univoci sulle decisioni delle imprese relative alle assunzioni.

Scarica il XXII Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione (versione che sarà presentata in Assemblea)

Ministero del Lavoro.

Allo studio del Ministero del Lavoro un’eventuale proroga anche dopo il 31 marzo 2021 della CIG, tutela che ha consentito fino ad ora, secondo le stime di Bankitalia, di salvare circa 600.000 posti di lavoro.

Il Ministro Nunzia Catalfo propone che con il prossimo decreto Ristori si rifinanzi la Cassa Integrazione rivolta ad aziende con significativa perdita di fatturato in crisi per la pandemia, e che il Fondo per l’anno “bianco” degli autonomi possa salire da 1 a 2,5 miliardi.

In tal modo si potrà consentire la decontribuzione totale alle partite IVA che hanno avuto cali di entrate.

La crisi legata al virus durerà purtroppo ancora a lungo ed anche le misure di protezione sociale e le tutele fin qui adottate dovranno procedere di pari passo e non dovranno essere interrotte.

Approfondimenti su ISCRO per gli autonomi iscritti alla Gestione Separata Inps.

di Bernardo Diaz

Da quest’anno entrerà in vigore un ammortizzatore sociale anche per le partite iva iscritte alla gestione separata INPS che abbiano osservato una riduzione dei redditi superiore al 50%. Durerà sei mesi con un tetto mensile massimo di 800 euro rivalutabili annualmente.

 

Il nuovo ammortizzatore sociale per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata dell’Inps si chiamerà “ISCRO” acronimo per “Indennità di continuità reddituale e operativa per iscritti alla Gestione separata INPS” e durerà in via sperimentale per il triennio 2021-2023 Lo prevede l’articolo 1, co. 386-401 della legge n. 178/2020 (legge di bilancio per il 2021) nel quale è stata trasposta parte dell’iniziativa legislativa del Cnel, presentata nel corso del 2020 contestualmente sia alla Camera (ac 2426) sia al Senato (as 1908), per allineare le tutele sociali previste per il lavoro autonomo a quelle garantite al lavoro dipendente. L’approvazione dello strumento era discussione da anni ma è stata facilitata dal dilagare della crisi economica dovuta al COVID-19 che ha colpito, pesantemente, anche i redditi dei lavoratori autonomi.

 

Requisiti

L’ISCRO consiste in un beneficio economico erogato dall’INPS nel limite di spesa di 70,4 mln di euro per il 2021, di 35,1 mln per il 2022, di 19,3 mln per il 2023 e di 3,9 mln per il 2024 a favore dei lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata che esercitano per professione abituale attività di lavoro autonomo diverse dall’esercizio di imprese commerciali, compreso l’esercizio in forma associata di arti e professioni iscritti (si tratta sostanzialmente dei professionisti senza cassa). Il beneficio spetta ai non titolari di trattamento pensionistico diretto e non beneficiari del reddito di cittadinanza (requisiti che devono essere mantenuti anche durante l’erogazione dell’indennità) ed ha durata sperimentale fissata dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2023. Per il beneficio occorre soddisfare i seguenti requisiti: a) aver prodotto un reddito di lavoro autonomo, nell’anno precedente la presentazione della domanda, inferiore al 50 per cento della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni precedenti l’anno anteriore la presentazione della domanda; b) aver dichiarato nell’anno precedente alla presentazione della domanda un reddito non superiore a 8.145 euro, annualmente rivalutato sulla base della variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati rispetto all’anno precedente; c) risultare in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria; d) essere titolari di partita Iva attiva da almeno quattro anni alla data di presentazione della domanda, per l’attività che ha dato titolo all’attuale iscrizione alla gestione previdenziale.

 

Misura

L’indennità, completamente esentasse, è erogata per sei mensilità ed è pari al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito certificato dall’Agenzia delle entrate e non può in ogni caso superare il limite di 800 euro mensili e non può essere inferiore a 250 euro mensili (valori annualmente rivalutati sulla base della variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati rispetto all’anno precedente). Il beneficio spetta a decorrere dal primo giorno successivo alla data di presentazione della domanda e non prevede accredito di contribuzione figurativa utile ai fini previdenziali. La prestazione potrà essere richiesta una sola volta nel triennio 2021-2023. E’ previsto che la chiusura della partita Iva prima della fruizione dell’intero beneficio spettante determini anche la cessazione dell’erogazione dell’indennità, con recupero delle mensilità eventualmente erogate dopo la data indicata come fine attività.

 

Domande entro il 31 ottobre

Per il conseguimento dell’indennità gli interessati devono produrre apposita domanda telematica all’INPS recante l’autocertificazione dei redditi prodotti per gli anni di interesse entro il termine, fissato a pena di decadenza, del 31 ottobre per ciascuna della annualità 2021, 2022 e 2023. Per l’accertamento dei requisiti reddituali è previsto uno scambio di dati da INPS e Amministrazione fiscale: l’ente previdenziale comunicherà all’Agenzia delle entrate i dati identificativi dei soggetti che hanno presentato domanda per la verifica dei requisiti, a sua volta l’Agenzia delle entrate comunicherà all’Inps l’esito dei riscontri effettuati sulla verifica dei requisiti reddituali con modalità e termini definiti con accordi di cooperazione tra le parti.

 

Crescono le aliquote contributive

Per il finanziamento della prestazione gli autonomi con partita IVA iscritti alla gestione separata vedranno crescere ulteriormente l’aliquota contributiva: dal 25,72% attuale (25% a titolo IVS, lo 0,72% a titolo di finanziamento delle prestazioni di maternità) si passerà quest’anno al 25,98%, poi al 26,49% nel 2022 e quindi al 27% nel 2023. Viene, infatti, aumentata, agli stessi beneficiari l’aliquota dovuta alla gestione separata dell’Inps di 0,26 punti percentuali nel 2021 e di 0,51 punti percentuali per ciascuno degli anni 2022 e 2023. Il nuovo contributo è applicato sul reddito da lavoro autonomo, con gli stessi criteri stabiliti ai fini Irpef, quale risulta dalla relativa dichiarazione annuale dei redditi e dagli accertamenti definitivi.

 

Misure di condizionalità

L’erogazione del beneficio è accompagnato dalla partecipazione a percorsi di aggiornamento professionale, la cui definizione è demandata ad apposito decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali (di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano), da emanare entro sessanta giorni dalla entrata in vigore della legge di bilancio.  Il monitoraggio relativo alla partecipazione dei beneficiari dell’indennità ai percorsi di aggiornamento è affidata all’ANPAL.

E’ previsto, infine, anche un monitoraggio del rispetto del vincolo di bilancio a carico dell’INPS: qualora emerga il verificarsi di scostamenti, anche in via prospettica, rispetto al limite di spesa stanziato per la misura non saranno autorizzati ulteriori accessi al beneficio.