Benessere e autonomia: cosa cercano i giovani di Vittoria Vimercati.

Cosa cercano le nuove generazioni che si stanno affacciando al mondo del lavoro? Un posto di lavoro “il meno tossico possibile”, uno stipendio adeguato e la possibilità di essere più autonomi rispetto al passato. La fotografia di un’indagine dell’Osservatorio “Giovani e lavoro”, commissionata da SGB HUMANGEST HOLDING all’Università degli Studi di Pavia che ha coinvolto laureandi e laureati da tutta Italia.

‍‍ Il posto fisso non è più una priorità, né la loro massima aspirazione. Piuttosto, si cerca un ambiente di lavoro il meno ‘tossico’ possibile. Secondo il 70,3% dei laureandi e il 67,1% dei laureati, non è sostenibile lavorare in un ambiente in cui il clima non sia sano e costruttivo, accogliente e stimolante. La fiducia e la dimensione relazionale diventano anche il principale innesco alla possibilità di dimettersi e cambiare strada.

Il contratto a tempo indeterminato è ritenuto “molto importante” solo dal 5,2% della platea dei laureandi intervistati e dal 10,5% dei laureati. Rispetto al passato, si accettano quindi una maggiore incertezza e la necessità di cambiare come un dato di fatto attorno al quale costruire le proprie strategie, senza porsi limiti ed esplorando nuovi campi di applicazione per le loro potenzialità.

Tra i più giovani cresce anche il valore dell’autodeterminazione: un laureando su cinque si immagina un futuro da libero professionista; tra i laureati uno su sette vorrebbe diventare autonomo, e la maggior parte di chi è attualmente autonomo preferirebbe restare tale (64,1%).

In generale, sembra che il riconoscimento del merito e delle possibilità di carriera siano secondari rispetto al clima in cui si lavora. Il riconoscimento passa soprattutto per la retribuzione economica, che assume anche un valore simbolico, e costituisce il secondo pilastro di questa dimensione relazionale e fiduciaria. La ricerca evidenzia la maggiore disillusione dei laureati che ritengono meno importante dei laureandi il riconoscimento di carriera (4,5% di molto importante rispetto all’8,5% dei laureandi).